S. Giuseppe

Parrocchia San Giuseppe al Lagaccio

Una parrocchia impegnata nell'evangelizzazione

Chiesa
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Passato qualche giorno dalla frana, approfitto della foto che qui vedete per fare alcune considerazioni su quelle che potrebbero essere le cause remote dell’evento.

Frana_Via_Ventotene_particolare-2013-04-02--15.08.47La frana ha interessato due tipi di muri diversi:

  • Il muro inferiore, sicuramente preesistente alla costruzione del civ. 51 di via Ventotene e della strada; si tratta di un muro che, come si vede dalla foto, è fatto in pietra, sembra con pochissimo cemento dentro; all’esterno è come intonacato di cemento; non è sicuramente un muro fatto per sopportare un carico; il demanio deve averlo costruito, al più tardi ai primi del novecento, per evitare che il costone franasse sugli spazi della caserma.
  • Il muro superiore: è in cemento non armato; poggia sopra il muraglione inferiore; apparentemente non ha nulla per evitare che la pressione della terra di riporto della strada lo spinga all’infuori.

Mi chiedo:

  • il muro inferiore aveva – ovvero ha, nella parte ancora in piedi – la forza per sostenere il peso del muro di cemento che contiene la strada? perché nessuno ha pensato di rinforzarlo?
  • chi ha autorizzato che il muraglione inferiore venisse gravato del peso del muro superiore in cemento? dove quel peso era maggiore, alla lunga ha fatto cedere il muraglione inferiore;
  • perché il muro superiore non è stato fatto almeno in cemento armato? un muro come quello che si vede ora rotto è stato un miracolo che sia resistito fino ad adesso!
  • perché il muro superiore non ha per lo meno uno zoccolo rientrante che vada sotto la terra e poggi sulla roccia? una struttura di tale genere, se fatta in cemento armato, sarebbe stata molto più sicura: il peso della terra della strada avrebbe fatto da contrappeso e avrebbe stabilizzato moltissimo di più la struttura, anche se non si fosse rafforzato il muro inferiore.

Se l’analisi che ho fatto corrisponde al vero (non sono un ingegnere ma ho pur sempre una laurea in fisica) è troppo semplicistico scaricare sugli attuali proprietari di via Ventotene i costi della riparazione del tutto.

  • C’è una responsabilità del Comune di Genova che ha autorizzato la costruzione di quella strada in maniera così sfacciatamente contraria non solo alle norme di sicurezza che ci potevano essere all’epoca ma anche al più elementare buon senso che qualunque persona che lavora nella costruzioni ha e deve avere.
  • Considerato che c’era sicuramente una crepa nel muro superiore prima del crollo, come documentato da una foto di Lorenzo Pellerano del 23 marzo, il demanio, che non permette a nessuno di entrare nella caserma Gavoglio, ha la responsabilità di non aver vigilato né avvisato di quanto si stava producendo.
  • La proprietà della strada non è dei condomini di via Ventotene, essi ne hanno solo la manutenzione ordinaria. A quanto sembra la strada apparteneva all’impresa Immobiliare  Cinque Santi, il cui proprietario è morto, e gli eredi hanno rinunciato all’eredità; quindi, se non sbaglio, la proprietà della strada è ora del Comune di Genova.

A mio parere le istituzioni devono dire qualcosa di preciso e molto alla svelta su tutte queste questioni.

 

 

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Categorie: Quartiere

2 Commenti

  1. franco ventura ha detto:

    caro don Paolo
    nell’apprezzare con gratitudine l’articolo sulla frana di via Ventotene, dobbiamo purtroppo prendere atto che tale episodio, questo volta drammatico, si aggiunge ai tanti che dal dopoguerra hanno emarginato socialmente il quartiere del Lagaccio, con la colpevole responsabilità di tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute.
    In alcuni di noi, che nel 2004 presero l’iniziativa per municipalizzare via Ventotene, rivendicando uguali servizi per uguali contribuenti anche dello stesso quartiere, vi è il rammarico di non essere riusciti ad ottenere, su quell’ obiettivo, il consenso della maggioranza degli abitanti della via.
    Se fossimo riusciti, forse, oggi non saremmo a parlare di addebitare agli abitanti i costi di una disgrazia.
    Antonio e Franco Ventura

  2. Massimo Corradi ha detto:

    Caro don Paolo,
    ha perfettamente ragione. Purtroppo, i tecnici della Pubblica Amministrazione si occupano di frivolezze e non di questioni sostanziali, anche perché le questioni sostanziali si scontrano con la politica e l’economia e dunque non possono e non devono essere affrontate e messe in discussione.
    Cordialità
    Massimo Corradi
    Università degli Studi di Genova




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