Questa sera si è svolta in cattedrale l’annuale Veglia Missionaria diocesana, alla quale ha partecipato anche un buon numero di fedeli provenienti dalla nostra parrocchia.
Presieduta dal card. Angelo Bagnasco, la veglia è stata articolata in vari momenti di proclamazione della Parola di Dio, testimonianza, catechesi, preghiera e canti offerti dal coro Musica del Mondo.
Abbiamo avuto modo di riflettere sulla realtà delle missioni, inizialmente attraverso un video che ha mostrato l’esperienza di don Roberto Chiera, sacerdote missionario della Diocesi di Cuneo: inviato nelle periferie estreme del Brasile, egli si ritrova ad annunciare il Vangelo in un luogo in cui il livello del degrado è sì molto elevato, ma non lo è più del grido che giunge dai suoi abitanti e che non aveva mai sentito nelle nostre terre dell’Occidente sviluppato: “Portaci Cristo!”.
Successivamente sono stati deposti alcuni vangeli ai piedi di una Croce, collegata attraverso cinque nastri di cinque colori differenti a cinque cartelloni, ognuno recante un’immagine delle periferie di uno dei cinque continenti.
Una delle testimonianze che abbiamo ascoltato è stata condivisa da un sacerdote della Compagnia di Gesù che a Malta ha lavorato con i rifugiati. Ha spiegato fin dall’inizio che la Chiesa definisce rifugiato chiunque si ritrovi costretto a fuggire dal proprio Paese in un altro per poter sopravvivere, a differenza del diritto internazionale che fa distinzione tra rifugiati, profughi, richiedenti asilo, apolidi, ecc. secondo la situazione specifica di ciascuno. In seguito, la testimonianza di una suora africana che nel suo paese ha lavorato con i più poveri.
La catechesi dell’Arcivescovo, infine, ci ha portato geograficamente in un altro teatro di guerra, Gaza, ma il filo conduttore del suo messaggio è stato lo stesso: Gesù è la nostra gioia di vivere e fa sì che noi cristiani siamo gioia e speranza per il nostro prossimo, per le nostre comunità e per il mondo intero. Il cardinale ha raccontato di come, attraversando con alcuni funzionari dell’Onu il territorio di Gaza devastato dai bombardamenti, gli sia stato detto che per ricostruire le abitazioni distrutte sarebbero serviti 8 miliardi di euro. Si è posto, quindi, e ha posto anche a noi, una domanda: “A ricostruire le case si fa, ormai, relativamente presto. Ma quanto tempo ci vorrà per ricostruire gli uomini? Quanto tempo per ricostruire le anime? Come si può far in modo che le persone non si abbandonino a una disperata rassegnazione per cui non cambierà mai nulla?”. Una risposta, probabilmente, è arrivata dopo aver osservato con gli occhi dell’Arcivescovo la giovane comunità cristiana che abita i territori palestinesi, ovvero il 10% della popolazione, una minoranza, la cui età media non supera i 25 anni: i bambini e i ragazzi scherzavano e si rincorrevano giocando in allegria, le famiglie stavano insieme. In questa comunità, ha detto il card. Bagnasco, «ho visto ancora la speranza, la voglia di vivere, la gioia di stare insieme». Allo stesso modo, in qualunque parte del mondo si trovi, il cristiano è chiamato a questo: a portare la gioia e la speranza di Cristo nell’ambiente in cui vive.
Argomenti: Angelo Bagnasco, Cattedrale, Missione, Veglie
Categorie: Iniziative diocesane
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